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Stop alle Pensioni. Statali a lavoro fino a 70 anni: ma mancano i Bonus #finsubito prestito immediato


La prossima Manovra di Bilancio potrebbe impedire ai lavoratori statali di andare in pensione d’ufficio, ossia senza il bisogno di presentare la domanda.

Sono più di una le voci che circolano, anche se ancora non c’è l’ufficialità. Il provvedimento, infatti, prima deve essere discusso con i sindacati, i quali non appaiono troppo entusiasti.

Pensione senza domanda per questi statali

Per arginare la fuga dal pubblico impiego, il governo starebbe pensando già dalla prossima Legge di Bilancio di abolire la possibilità per gli statali di andare in pensione in automatico.

Ad oggi, infatti, i lavoratori della pubblica amministrazione possono andare in pensione senza bisogno di presentare domanda:

  • a 67 anni di età;
  • a 65 anni di età se hanno versato 42 anni e 10 mesi di contributi.

Nelle forze dell’ordine, invece, il ritiro è fissato a 60 anni.

In pratica, al raggiungimento di tali requisiti, lo statale va automaticamente in pensione, senza possibilità di scegliere se continuare a lavorare o meno. Abolendo questo automatismo, il governo intende dare al lavoratore l’opportunità di proseguire la sua carriera.

I sindacati contrari

Così facendo, l’Esecutivo Meloni spera di ridurre almeno in parte le uscite dalla pubblica amministrazione. Un modo per non disperdere in breve tempo le competenze e favorire il passaggio di consegne con i nuovi assunti.

Ma la proposta di abolire il pensionamento automatico, dando la possibilità ai lavoratori statali di trattenersi a lavoro anche dopo i 67 anni (e dopo i 60 anni per Vigili del Fuoco e Polizia), trova l’opposizione dei sindacati. Al momento infatti non è certo se ci sarebbero degli incentivi aggiuntivi per premiare coloro che decidono di farlo.

Per adesso c’è il cosiddetto Bonus Maroni: coloro che scelgono di continuare a lavorare nonostante abbiano raggiunto i requisiti per il pensionamento con Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi) ricevono in busta paga la quota di contributi del 9,19% che normalmente verrebbe destinata alla previdenza. Ma a quanto i sindacati non lo ritengono un “premio” sufficiente.



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