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I Mini Contratti di Sviluppo sono stati delineati prima con il DL Coesione (DL n° 60/2024) e poi con il successivo decreto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Nelle prossime settimane ci si aspettano i provvedimenti contenenti le norme attuative della misura. Ma cosa finanziano queste importanti agevolazioni? Quali sono i requisiti per accedervi? I Mini Contratti di Sviluppo rientrano tra i finanziamenti a fondo perduto? Quali tipologie di spese sono reputate ammissibili? Nei prossimi paragrafi cerchiamo di rispondere a tutte queste domande.

Mini Contratti di Sviluppo, cosa sono

I Mini Contratti di Sviluppo sono agevolazioni pensate per incentivare gli investimenti delle imprese del Mezzogiorno d’Italia nelle tecnologie strategiche. La misura si rivolge principalmente alle PMI, ma finanzia anche le grandi imprese con contributi a fondo perduto di intensità variabile.

L’obiettivo dei Mini Contratti di Sviluppo è quello di rendere più competitivo il tessuto produttivo delle regioni del Sud, agevolano investimenti che vanno da un minimo di 5 a un massimo di 20 milioni di euro. Per gli investimenti che partono dai 20 milioni, invece, esiste già una misura ad hoc: i Contratti di Sviluppo.

Mini Contratti di Sviluppo: dotazione finanziaria

La dotazione finanziaria dei Mini Contratti di Sviluppo è pari a 300 milioni di euro. Di questi, 100 milioni sono destinati esclusivamente alle Piccole e Medie Imprese, mentre i restanti 200 sono stanziati sia per finanziare le PMI che le Grandi Imprese.

Se ne deduce, evidentemente, che i Mini Contratti di Sviluppo siano stati pensati per supportare le PMI (prioritariamente), e più in particolare quelle che operano nelle regioni del Mezzogiorno.

Mini Contratti di Sviluppo: le imprese beneficiarie

I Mini Contratti di Sviluppo si rivolgono a un gran numero di imprese, la misura è infatti pensata per essere quanto più inclusiva possibile. I requisiti da possedere per rientrare tra i beneficiari, comunque, sono le seguenti:

• Essere un’impresa regolarmente costituita;
• Essere iscritta nel Registro delle Imprese italiano;
• Operare nelle regioni del Mezzogiorno;
• Operare in regime di contabilità ordinaria;
• Avere almeno due bilanci approvati;
• Essere finanziariamente solide;
• Operare nelle tecnologie considerate critiche dal nuovo regolamento UE STEP.

Mini Contratti di Sviluppo: le agevolazioni

I Mini Contratti di Sviluppo erogano contributi a fondo perduto che coprono (in parte) i piani di investimento presentati dalle imprese beneficiari. Il calcolo dell’entità del contributo rispetto alle spese ammissibili viene effettuato in base alla dimensione dell’azienda che ottiene il finanziamento:

• 55% per le piccole imprese;
• 45% nel cado delle medie imprese;
• 35% se si parla di grandi imprese.

I Mini Contratti di Sviluppo prevedono, comunque, che l’impresa beneficiaria copra la restante parte dell’investimento con fondi propri o attraverso finanziamenti esterni. Una caratteristica che in realtà accomuna moltissimi contributi a fondo perduto.

Mini Contratti di Sviluppo: le spese ammissibili

Adesso cerchiamo di capire cosa è possibile finanziare con i Mini Contratti di Sviluppo. L’agevolazione, come abbiamo appena detto, copre infatti una cospicua percentuale delle spese ammissibili inserite a progetto, ma quali sono questi costi agevolabili? Proviamo ad andare con ordine:

• Opere edili: fino a un massimo del 40% dell’investimento;
• Macchinari, impianti e attrezzature nuovi, inclusi quelli per la produzione e l’accumulo di energie rinnovabili;
• Software, brevetti, licenze e, in generale, beni immateriali;
• Terreni aziendali e sistemazione degli stessi: ma solo fino al 10% dell’investimento totale.