Riqualificazione patrimonio edilizio: Direttiva Green e Bonus
edilizi
L’entrata in vigore della
direttiva UE 2024/1275 sulla prestazione
energetica nell’edilizia, che dovrà essere recepita a livello
nazionale entro il 2026, impone fin da subito un riordino degli
inventivi fiscali per avviare un piano di riqualificazione
energetica e sismica del patrimonio immobiliare che consenta di
ridurre progressivamente le emissioni di CO2 degli immobili e
mettere in sicurezza un patrimonio edilizio vetusto.
Un aspetto particolarmente preoccupante è la prossima
scadenza del 31 dicembre 2024, quando l’intero
sistema di incentivi si ridurrà al solo 36% del Bonus Casa, senza
alcun riferimento alla qualità degli edifici.
Gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico e
il 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra
legate all’energia. L’80% dell’energia consumata dalle famiglie in
Europa è dovuta al riscaldamento, raffrescamento degli ambienti e
all’acqua calda per uso domestico.
Da qui l’appello di ANCE per la definizione di un piano,
serio ed efficace, per la riqualificazione
immobiliare: “un obiettivo non più rimandabile,
considerando che quasi 12,2 milioni di edifici (il 75% degli
edifici residenziali esistenti) è stato costruito prima
dell’emanazione delle norme antisismiche (1974) e di quelle
sull’efficienza energetica (1976), nonché dei relativi decreti
attuativi”. Interventi a carico di un patrimonio che ha,
abbondantemente superato, in media, i 40 anni, soglia temporale
oltre la quale si rendono indispensabili interventi di
manutenzione.
Dal Superbonus al piano strutturale di intervento (e
incentivi)
Non si può non pensare al Superbonus che a
partire da maggio 2020 ha avviato un primo importante processo di
riqualificazione energetica che ha coinvolto il 5,8% dello stock
edilizio (circa 500 mila interventi).
Per proseguire in questa direzione, la Direttiva delinea un
programma con obiettivi molto ambiziosi, che sollecitano un
sostegno pubblico, sebbene accanto a risorse private, e una
politica industriale lungimirante per la filiera delle costruzioni,
che deve essere messa in grado di esprimere il suo grande
potenziale in termini di impatto economico, sociale, ambientale e
tecnologico.
Infine, il coinvolgimento del settore privato ha il vantaggio di
garantire una gestione e una manutenzione a lungo termine
dell’opera realizzata. I modelli di concessione, in cui il privato
gestisce e mantiene l’immobile per un periodo definito, assicurano
che le strutture rimangano in buone condizioni nel tempo.
Non si può più rimandare la definizione di un Piano
pluriennale di efficientamento energetico degli edifici,
che offra una griglia di incentivi inversamente proporzionali alle
possibilità economiche dei possessori di immobili con basse
prestazioni energetiche.
Un Piano che sia in grado di sostenere chi non ce la fa e
orientare chi può, mettendo a disposizione un catalogo di strumenti
capaci di garantire un numero di interventi coerente con gli
ambiziosi obiettivi della Direttiva.
Alcune misure possono essere a impatto sul bilancio, quali:
- un mercato per i certificati bianchi per il
settore residenziale civile; - un Sistema Informativo sugli Attestati di
Prestazione Energetica (APE); - modifiche ai regolamenti condominiali per
facilitare interventi di risparmio energetico.
Altre misure determineranno certamente un costo, costo che,
però, garantirà l’obiettivo della decarbonizzazione insieme a
quello della crescita economica, come avvenuto negli ultimi tre
anni.
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