Il gruppo dei freni azzera la partecipazione nel capitale colosso degli pneumatici: cessione a sconto del 5% per un incasso di circa 283 milioni. Meno soci italiani in Pirelli
Sono bastati 13 minuti per porre fine a un corteggiamento lungo quattro anni. Tanto ha impiegato ieri Brembo ad azzerare la sua partecipazione del 5,6% in Pirelli costruita fra il 2020 e il 2022. Facendo così tramontare ogni ipotesi di aggregazione tra i sistemi frenanti e gli pneumatici per creare unÂ
campione italiano della componentistica per auto.
L’incasso per Brembo
A Borsa chiusa, martedì il gruppo controllato dalla famiglia Bombassei ha dato incarico a Bnp Paribas di collocare i suoi 55,8 milioni di azioni Pirelli con una procedura di vendita accelerata rivolta a investitori istituzionali. I risultati dell’operazione sono stati comunicati nella mattina di mercoledì: Brembo ha venduto le azioni Pirelli a 5,07 euro, con un sconto del 5,1% sul prezzo di chiusura di martedì, incassando 283 milioni. Più che per il valore finanziario, però, la mossa di Brembo si segnala per la sua valenza strategica.
Le voci di fusione
L’ingresso di Brembo in Pirelli aveva come obiettivo lo studio di collaborazioni industriali, come sottolineato dall’amministratore delegato di Brembo, Matteo Tiraboschi, e da Marco Tronchetti Provera all’atto della firma del patto di consultazione fra i due soci. Un’alleanza che, secondo gli analisti, nel tempo avrebbe potuto preludere a una fusione fra i due gruppi. Lo scenario sembrava aver trovato conforto in alcune dichiarazioni del patron di Brembo, Alberto Bombassei, che a ottobre 2023 aveva definito le nozze con Pirelli «una bella cosa», pur precisando che «al momento non c’era nulla di serio». Un anno più tardi non resta che constatare che il matrimonio non s’aveva da fare, ne domani né, probabilmente, mai.
La fine del patto
I progetti industriali non si sono concretizzati e, nonostante, il buon rendimento della quota in Pirelli, Brembo ha preferito separare le strade finanziarie per concentrare le risorse sullo sviluppo delle sue attività . L’uscita repentina di Brembo dal capitale di Pirelli sancisce, ovviamente, anche la fine del patto di consultazione per il voto in assemblea che riuniva quasi il 29% del capitale del gruppo della Bicocca in mani italiane. Ora nell’azionariato resta la Mtp di Tronchetti Provera al 22,8%.
Le mosse dei cinesi
L’addio di Brembo è l’ultimo di una serie di avvicendamenti nel capitale di Pirelli dopo che sugli assetti di controllo del gruppo è intervenuto il governo attraverso il golden power. A giugno dello scorso anno l’esecutivo ha imposto alcune misure volte a tutelare l’autonomia di Pirelli e del suo management e proteggere le tecnologie e i dati di rilevanza strategica. Una disposizione che ha limitato fortemente le prerogative di governance e di gestione del primo socio di Pirelli con il 37%, i cinesi di Sinochem.
L’addio di Silk Road
Pochi mesi dopo il provvedimento del governo, Sinochem ha perso il suo partner cinese nel capitale, il fondo Silk-Road, che ha sciolto il patto con il colosso della chimica di Pechino per poi vendere, sempre con una procedura accelerata, il suo 9%. In quell’occasione, Tronchetti e i suoi alleati nella cassaforte Mtp ne hanno approfittato per arrotondare la loro quota fino al 22,8%.
Il futuro di Pirelli
E ora cosa succederà dopo l’addio di Brembo? Tra gli addetti ai lavori ci si interroga da tempo sulle intenzioni di lungo periodo di Sinochem. Nei mesi scorsi, alcune indiscrezioni poi smentite, davano il colosso cinese in cerca di acquirenti per la partecipazione che alle quotazioni attuali vale circa 2 miliardi. All’epoca si era anche parlato dell’interesse di grandi private equity e del fondo sovrano saudita Pif, con cui Pirelli ha già stretto un accordo per la costruzione di una fabbrica Arabia.
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