Verso l’addio dei bonus edilizi sulle seconde case per chi supera il tetto dei 120 mila euro. Mentre per le altre detrazioni fiscali (per esempio quelle al 19%) potrebbe essere fissato un importo massimo detraibile, modulato in base a un quoziente familiare.
Con una revisione al ribasso della soglia di reddito oltre la quale scatta il decalage degli sconti. Sulle prime case gli sconti fiscali resteranno al 50% almeno per un altro anno, evitando il calo del 36% che sarebbe scattato dal 2025 (e destinato a scendere ulteriormente al 30% dal 2028 al 2033). Sulle seconde case i bonus fiscali scenderanno al 36% per chi è sotto la soglia dei 120 mila euro e si azzereranno superata questa soglia.
Alle banche sarà chiesto un contributo di 3-4 miliardi di euro ma non sotto forma di nuove tasse, come promesso dal vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani. Confermato l’aumento delle pensioni minime sulla falsariga di quello contenuto nella scorsa Manovra e i tagli del 5% alle spese dei ministeri.
Mentre sul fronte del lavoro nessuna sorpresa sul taglio al cuneo fiscale che diventerà strutturale. Arrivano incentivi alle assunzioni sotto forma di decontribuzioni e detassazioni di straordinari, premi di produzione e benefit.
Anche gli enti locali saranno chiamati a fare sacrifici dovendo sostenere non veri e propri tagli ma l’obbligo di accantonare risorse per future spese d’investimento. Sono alcuni dei capisaldi del disegno di legge di bilancio sul quale il consiglio dei ministri si è riunito nella tarda serata di ieri.
L’aumento delle pensioni minime sarà modulato sulla falsariga di quello dell’anno scorso. La Manovra 2024 aveva stabilito in un aumento aggiuntivo, dopo l’adeguamento al 100% dell’inflazione, pari al 2,7% che ha portato il trattamento a 614,77 euro al mese.
Un contributo dalla banche, ma niente tasse
Alla fine uno dei nodi più controversi della Manovra sarà risolto con un “patto di solidarietà” (come l’ha chiamato il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia) tra governo e gli istituti di credito che negli ultimi hanno beneficiato di “profitti eccezionali”.
Niente nuove tasse, dunque, come chiesto anche da Forza Italia, ma un accordo con le banche per “dare il buon esempio e coinvolgere tutti i soggetti che hanno tratto vantaggio dalle tempeste di questi anni”.
L’intesa sarà sancita in Manovra e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni l’ha rivendicata affermando di essere stata “più coraggiosa della sinistra quando era al governo” (così il premier intervenendo alla Camera per le repliche sulle comunicazioni in vista del consiglio europeo).
L’accordo sul contributo degli istituti di credito è stato apprezzato anche dall’altro vicepremier Matteo Salvini. “Visti i guadagni da 40 miliardi del solo 2023 mi aspetto contributi importanti per sostenere il Paese e, soprattutto, il sistema sanitario nazionale”, ha osservato il ministro delle infrastrutture.
Dovrebbe slittare anche la sugar tax che in assenza di proroghe entrerebbe in vigore a luglio 2025. Ad augurarsi un ulteriore slittamento dell’imposta sulle bibite con e senza zucchero è Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia. Pierini, partendo dalle parole di Meloni che ha promesso niente nuove tasse nel 2025, si è detto fiducioso che la bozza di Manovra contenga già un ulteriore rinvio dell’imposta.
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