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la Zes unica attira investimenti, il Mezzogiorno più forte delle crisi internazionali #finsubito prestito immediato


La previsione resta prudente, considerato il rallentamento dell’economia nazionale per via delle incognite geopolitiche e delle guerre in corso. Ma per la Svimez, il Mezzogiorno nel 2024 rimane «sostanzialmente» allineato ai ritmi di crescita del Paese. Nessun arretramento, dunque, le sorti economiche del Paese continuano a dipendere anche e forse soprattutto dal Sud, la nuova «locomotiva d’Italia» nell’ultimo anno per citare la felice espressione più volte utilizzata dalla premier Giorgia Meloni. «L’occupazione continua a mostrare il migliore dinamismo tra le macroaree del Paese e non abbiano registrato in questi mesi indicatori negativi sul versante della produzione» dice Luca Bianchi, direttore dell’associazione, anticipando in parte alcuni dei contenuti del Rapporto 2024 che verranno illustrati a fine novembre. «L’unica vera incognita riguarda i consumi che nel 2023 erano stati sostenuti da politiche espansive e che potrebbero risentire della riduzione di alcuni bonus» aggiunge l’economista. Ma le eventuali frenate saranno comunque più lievi rispetto a quelle che si stanno monitorando sul piano nazionale. 

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Il report dell’Associazione bancaria italiana

Lo dimostrano i dati più aggiornati sull’andamento del credito da parte di Abi, l’Associazione bancaria italiana. A giugno scorso il totale dei prestiti erogati dalle banche alle famiglie consumatrici era salito dello 0,6% al Sud e dello 0,9% nella sola Campania rispetto all’anno precedente contro un calo dello 0,1% della media Italia. I prestiti alle imprese sono invece diminuiti del 2,7% al Sud ma meno del calo nazionale pari a un preoccupante -3,7%. Anche sui depositi il Mezzogiorno fa meglio, specie per quelli delle famiglie consumatrici: +0,3% rispetto al -0,8% del totale Italia.

Sono l’ulteriore conferma di una tendenza alla crescita che i dati ormai acquisiti su Pil, occupazione ed export hanno abbondantemente certificato. E l’accelerazione degli investimenti, ora anche privati grazie alla Zes unica, partita alla grande con 400 milioni di autorizzazioni concesse per interventi in tutto il Sud (con i picchi Novartis in Campania e Ultimate in Puglia) sembra in grado di garantire ulteriore slancio al sistema che con il Pnrr ha trovato linfa vitale per alimentare le speranze soprattutto dei Comuni. Un Mezzogiorno attrattivo, nel quale, come sottolinea Riccardo Monti, vicepresidente esecutivo della Fondazione Italia-Cina e con esperienza da vendere nell’export, «si sta vivendo un vero e proprio momento magico. Il Sud che, dopo tre decenni nei quali ha esportato poco e attirato pochissimi investimenti internazionali, è tornato protagonista. Da un lato la presenza di filiere forti e ad alto tasso di internazionalizzazione, come il Farmaceutico, l’Aerospazio il Digital e l’Agroalimentare. Dall’altra la sensazione di un sostanziale miglioramento del tema della sicurezza ed infine un miglioramento complessivo di immagine. Queste dinamiche sottolinea il manager napoletano – stanno rimettendo il Sud al centro, a cominciare da Napoli, che negli ultimi anni è diventata una cool destination a livello internazionale, e dalle altre grandi città meridionali come Palermo, Bari Lecce, Matera, Catania, che stanno consolidando un vero e proprio boom turistico». 

Gli Stati generali dell’export

Monti ne parlerà domani e sabato al Palazzo reale di Milano in occasione degli Stati generali dell’export organizzati dall’imprenditore Lorenzo Zurino, presidente del Forum italiano dell’Export già promotore a Napoli di un approfondito confronto sul Made in Italy al Sud lo scorso settembre.

Non esagera, Monti. Perché ormai il Mezzogiorno, per la sua collocazione geografica e la centralità rispetto ai nuovi approvvigionamenti energetici sull’asse Sud-Nord è un punto nevralgico, inevitabile per i nuovi scenari economici, e non solo nell’area mediterranea. «Con la Zes unica insiste Monti l’attenzione degli investitori internazionali cresce rapidamente. Le multinazionali, europee e non, guardano con interesse sempre maggiore al Mediterraneo, dove l’Europa si gioca sempre di più il suo futuro, e di conseguenza al Mezzogiorno» dove la disponibilità di fonti energetiche rinnovabili è tale da avere solleticato la curiosità (e molto di più) delle grandi società mondiali di Ict interessate a realizzare i nuovi Data Center per lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale. È al Sud che si pensa di insediare, come riferito ieri dal Mattino, un polo industriale farmaceutico capace di guardare anche ai Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo per agganciarli ad un percorso di distribuzione e gestione dei farmaci in sinergia tra le aziende produttrici. Non a caso è qui, in Campania, che una multinazionale come Novartis ha deciso di radicare sempre più la sua presenza cogliendo in pieno la valenza di fattori di sviluppo strategici come la collaborazione del sistema universitario e la competenza dei giovani che in esso si formano. 

Nascono così i numeri del cambio di paradigma del Mezzogiorno. Il Pil in crescita anche nel 2024 al pari della media Italia; oltre 1,72 milioni di imprese attive (al secondo trimestre 2024), con un consolidamento della presenza delle Società di capitale (+4% rispetto al 2023); l’export oltre i 17 miliardi di euro nel primo trimestre, con un incremento del +5,8% rispetto al 2023. E ancora, l’occupazione arrivata a 6,3 milioni a fine 2023, quasi il 27% del totale Italia, con una crescita maggiore del dato nazionale (+3,1%, contro +2,1%). E ormai non fa quasi più notizia la rinnovata propensione ad investire delle imprese private meridionali, con il 34% degli investimenti destinati a digitale, sostenibilità e ricerca, contro il 28% medio nazionale. Numeri, certo, ma anche settori sempre più trainanti per leconomia nazionale, dal turismo alla logistica, all’economia del mare. Un sistema, dunque, non più singole performance di un settore rispetto ad un altro: è il senso di una svolta che non annulla ritardi, disagi e contraddizioni, ma apre una prospettiva su cui in pochi, fino a qualche tempo fa, sembravano propensi a scommettere. 





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