O meglio. Dando ragione agli economisti che da tempo sostengono che la ripresa post pandemica indiana non abbia la forma di una V ma di una K, con una divaricazione tra i diversi segmenti della società, gli ultimi dati di vendita mostrano il buono stato di salute del segmento alto del mercato e un rallentamento di quelle di utilitarie e auto piccole che rappresentano circa il 30% delle vendite annuali di auto.
Le cause principali sembrano essere le pressioni inflazionistiche che negli ultimi mesi hanno ridotto il potere d’acquisto dei consumatori a reddito medio e una certa stagnazione delle retribuzioni tra i dipendenti di medio basso livello nel settore privato. Nonostante questo, quello indiano resta il terzo mercato mondiale dell’auto, dopo Stati Uniti e Cina.
Hyundai è entrata in India 28 anni fa, prima di molti altri player stranieri, ed è da tempo il secondo più grande produttore di automobili del Paese, con una quota di mercato del 15%, dietro a Maruti Suzuki, ma in un panorama competitivo in rapido cambiamento che ha visto rivali locali come Tata e Mahindra & Mahindra erodere quote di mercato all’azienda sudcoreana grazie a nuovi Suv che stanno guadagnando popolarità.
Un investimento redditizio
Contribuendo a circa il 15% alle vendite, l’India è il terzo maggior generatore di entrate per Hyundai dopo gli Stati Uniti e la Corea del Sud. L’azienda ha investito 5 miliardi di dollari nel Paese e prevede di investirne altri 4 nel prossimo decennio. Hyundai prevede di lanciare nuovi veicoli elettrici, istituire stazioni di ricarica e introdurre auto ibride in India a partire dal 2027.
Attualmente, la casa coreana ha un impianto in India che serve sia il mercato domestico che l’export. Un secondo stabilimento, che dovrebbe iniziare la produzione nel 2025, porterà la capacità produttiva totale in India a oltre 1 milione di unità all’anno.
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