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Recepimento Direttiva Case Green in Italia: scenari variabili #adessonews

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Il Governo prende tempo nel recepimento della Direttiva Case Green, perché a preoccupare sono i costi della riqualificazione edilizia.

Dopo le elezioni europee, il Ministero dell’Ambiente continua ad esaminare i costi derivanti dall’efficientamento energetico del parco edilizio esistente sul nostro territorio. Per questo, ha istituito un tavolo tecnico, composto da diverse istituzioni – MIT, GSE, Bankitalia, Confindustria e ANCI – che si è già riunito per valutare lo stato attuale del patrimonio immobiliare e pianificare le azioni necessarie.

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Il Governo frena sul recepimento della Direttiva Case Green

Dopo una iniziale accelerazione sull’implementazione della direttiva Case Green, come anticipato dal quotidiano Italia Oggi, che aveva analizzato in anteprima la bozza della legge di delegazione europea per il 2024, il Governo aveva manifestato l’intenzione di recepire immediatamente la Direttiva (UE) 2024/1275 sulla prestazione energetica nell’edilizia, come conseguenza del blocco degli incentivi statali per le caldaie a gas previsto per il 2025. Infatti, ai sensi dell’articolo 35 della direttiva, entro il 1º gennaio 2025 gli Stati membri devono conformarsi all’articolo 17, paragrafo 15, che vieta incentivi finanziari per l’installazione di caldaie a combustibili fossili. Questo divieto anticipa il blocco totale delle nuove installazioni di caldaie a gas previsto per il 2040.

In seguito a queste indiscrezioni, la viceministra dell’Ambiente Vannia Gava e Palazzo Chigi avevano prontamente smentito tale volontà precisando che “non vi è alcuna intenzione di questo Governo di anticipare il recepimento della Direttiva Case Green, poiché vige il termine del 2026”.

Quindi: il rallentamento dell’iter del recepimento della direttiva era già nell’aria e, a darne ulteriore conferma, è intervenuto Il Ministero dell’Ambiente che vuole preliminarmente valutare i costi di efficientamento energetico del parco edilizio esistente. Proprio per questo ha deciso di costituire un tavolo tecnico che avrà la finalità di effettuare una fotografia attuale del panorama edilizio e soprattutto quale quota di edifici può essere considerata prioritaria (e quale no) per la riqualificazione energetica.

Le associazioni chiedono più flessibilità e garanzie economiche

Ma anche sul fronte delle associazioni di categoria le preoccupazioni non mancano, perché fin dall’origine della discussione del testo in ambito europeo, hanno sollevano diverse criticità.

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Per esempio: AssoESCo, che riunisce le Energy Service Company, propone un testo unico dell’edilizia che unisca tutte le agevolazioni fiscali con aliquote progressive per premiare chi adotta contratti di prestazione energetica; mentre Rete IRENE critica il rallentamento nel recepimento della direttiva EPBD, considerandolo un segnale negativo da parte del MASE.

CNA Costruzioni evidenzia che il successo della Direttiva dipende da adeguati strumenti finanziari di supporto. Sottolinea l’importanza di accompagnare tutti i soggetti coinvolti nel percorso di efficientamento energetico, richiedendo una mappatura accurata del patrimonio immobiliare italiano.

Confedilizia si allinea maggiormente con il Governo, definendo la direttiva ideologica e pericolosa. Mentre, l’Ance e Assimpredil mettono l’accento sulla necessità di finanziamenti adeguati e manodopera qualificata per l’attuazione della direttiva, chiedendo incentivi fiscali rimodulati in base alla qualità tecnica degli interventi.

Le altre priorità del Ministro dell’Ambiente

L’agenda del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è molto fitta. Infatti, tra le priorità, troviamo due provvedimenti in attesa di approvazione.

Il primo in merito agli impianti rinnovabili intende incrementare la capacità energetica da parte dei clienti energivori. Il provvedimento prevede che la potenza complessiva installata sia almeno il doppio di quella dell’energia elettrica restituita. Include anche il diritto all’anticipazione dell’energia elettrica disponibile presso il GSE. L’iniziativa riguarda nuovi impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici con una potenza minima di 200 kW ciascuno, nonché interventi di potenziamento e rifacimento di impianti esistenti che permettano un incremento di almeno 200 kW.

Oltre il recepimento della Direttiva Case Green: gli atti sulle fonti rinnovabili

Il secondo provvedimento si riferisce al decreto aree idonee per le rinnovabili. Dopo un lungo lavoro di concertazione tra i tre ministeri (MASE, Ministero della Cultura e quello dell’Agricoltura), e dopo consultazioni con le Regioni, è pronto il testo finale del decreto sulle aree idonee. Il decreto stabilisce la ripartizione tra le Regioni e le Province autonome per raggiungere l’obiettivo nazionale al 2030 di una potenza aggiuntiva di 80 GW da fonti rinnovabili rispetto al 31 dicembre 2020.  Il provvedimento definisce principi e criteri omogenei per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili, in linea con il principio della neutralità tecnologica. Le Regioni avranno 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto per individuare con propria legge le aree idonee per l’installazione di impianti rinnovabili.

Intanto, in Trentino Alto Adige, con il Decreto del Presidente della Provincia di Bolzano del 23 maggio 2024, n. 13, è stata modificata la regolamentazione sull’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Questa modifica aggiorna la disciplina vigente e introduce la possibilità di sviluppare progetti pilota per impianti agri-fotovoltaici su terreni agricoli di proprietà della Provincia, con finalità scientifiche. Questi impianti permetteranno di combinare la produzione agricola con la generazione di energia solare, promuovendo l’innovazione nel settore delle energie rinnovabili.

La riforma dei bonus edilizi prevista nella Finanziaria 2025

Nell’ambito della Legge di Bilancio 2025, il Governo italiano sta progettando una profonda revisione dei bonus fiscali edilizi, concentrandosi principalmente sull’efficientamento energetico degli edifici. La proposta di riforma prevede l’introduzione di una detrazione unica del 65%, applicabile esclusivamente agli interventi finalizzati al miglioramento delle prestazioni energetiche degli immobili, come l’installazione di cappotti termici, sistemi di riscaldamento a pavimento, pompe di calore e infissi ad alta efficienza.

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Un’importante novità riguarda la restrizione delle agevolazioni fiscali alle sole prime case, escludendo di fatto seconde e terze abitazioni dal perimetro dei bonus.

Questa misura mira a rendere il sistema più equo e sostenibile, concentrando le risorse sui proprietari di abitazioni principali, riducendo allo stesso tempo la spesa pubblica. In aggiunta, potrebbe essere introdotto l’obbligo di stipulare polizze assicurative sugli interventi, per garantire una maggiore protezione contro eventuali inadempimenti o problematiche legate ai lavori.

Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, rilasciando una intervista al quotidiano Il Messaggero, ha anticipato alcune delle principali linee guida della riforma, evidenziando l’importanza di una programmazione triennale per gli incentivi. Questa strategia, secondo il Ministro, permetterà di superare l’approccio generalista del Superbonus, focalizzando gli incentivi solo su interventi che garantiscono un significativo risparmio energetico.

Per le fasce economicamente più deboli, che non possono usufruire del credito d’imposta a causa della scarsa capienza fiscale, sarà prevista una sovvenzione diretta. La riforma introdurrà, inoltre, due diverse aliquote: una standard per la maggioranza dei contribuenti, e una maggiorata per coloro che rientrano nelle fasce meno abbienti, con agevolazioni ulteriormente aumentate per gli interventi che offrono un maggiore contributo alla decarbonizzazione.

La proposta di riforma risponde, inoltre, alle pressioni imposte dalla Direttiva Europea “Case Green”, che mira alla progressiva riduzione delle emissioni degli edifici entro il 2030, e alle esigenze di sostenibilità economica del bilancio statale. Se approvata, la riforma segnerebbe un importante passo avanti verso un sistema di agevolazioni più equo, orientato al risparmio energetico e alla sostenibilità.

Articolo del 3 giugno 2024, aggiornato il 25 settembre 2024



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