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Spreco alimentare, ogni cittadino italiano butta in media 1,3 kg di cibo a settimana #adessonews

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Ogni anno, una persona butta via l’equivalente di 47 giorni di spesa, traducendosi in circa 3 pasti a settimana. Un dato impressionante, considerando l’enorme impatto ambientale e sociale che questo comportamento comporta. Lo spreco alimentare, infatti, non solo riduce la disponibilità di risorse per chi ne ha bisogno, ma contribuisce in modo significativo all’inquinamento del pianeta.

Queste cifre sono emerse da una recente indagine condotta da Too Good To Go, un’azienda a impatto sociale impegnata nella lotta contro lo spreco alimentare. L’analisi è stata pubblicata in occasione della Giornata Internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari, celebrata ogni anno il 29 settembre.

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Secondo l’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), ogni cittadino italiano spreca in media 67 kg di cibo all’anno, una quantità che equivale a buttare 2,6 pasti alla settimana. Questo gesto, apparentemente banale, ha conseguenze devastanti sul clima, in quanto provoca l’emissione di 180 kg di CO2 equivalente all’anno. In aggiunta, lo spreco comporta anche un consumo inutile di risorse naturali, tra cui 187 m² di suolo e 54.270 litri d’acqua, una quantità sufficiente a riempire oltre 330 vasche da bagno.

Le ricadute economiche sono altrettanto rilevanti: ogni persona spreca circa 360 euro all’anno, pari al 13% del budget alimentare medio. Questo significa che, in termini pratici, è come fare la spesa per 47 giorni all’anno senza consumare ciò che viene acquistato. Uno spreco non solo di denaro, ma di lavoro, tempo e risorse impiegate lungo tutta la filiera alimentare.

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In un mondo sempre più attento alle tematiche ambientali e sociali, ridurre lo spreco alimentare è una delle sfide più importanti per ridurre le emissioni di gas serra, salvaguardare le risorse naturali e creare un’economia più sostenibile.

Lo spreco alimentare nell’unione europea: dati allarmanti e analisi di Eurostat

La recente analisi dei dati di Eurostat dipinge un quadro allarmante sulla situazione dello spreco alimentare in Europa, soprattutto a livello domestico. Nel 2022, il 54% dei rifiuti alimentari è stato generato direttamente dalle famiglie europee, con un totale di 32 milioni di tonnellate, pari a 72 kg per abitante. Questa cifra sottolinea la centralità delle famiglie nel problema, rispetto al restante 46% di rifiuti provenienti dalla filiera alimentare, dove esistono già alcune strategie di riduzione, come il riutilizzo dei sottoprodotti.

Il settore della trasformazione e produzione occupa la seconda posizione nella generazione di sprechi, con una quota del 19%, corrispondente a oltre 11 milioni di tonnellate di rifiuti. Seguono la produzione primaria, che contribuisce con circa 5 milioni di tonnellate (pari all’8% del totale), e i ristoranti e servizi di ristorazione, con una quota dell’11% e meno di 7 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari. Anche i settori della vendita al dettaglio e della distribuzione di prodotti alimentari contribuiscono all’8% dello spreco totale, con circa 5 milioni di tonnellate.

Eurostat segnala inoltre che l’impatto della fine delle chiusure dovute al Covid-19 sui rifiuti generati dalla ristorazione e dalla vendita al dettaglio è ancora oggetto di studio, rendendo il bilancio finale del periodo post-pandemico incerto.

I Paesi maggiormente responsabili dello spreco alimentare

Tre Paesi europei emergono come principali responsabili della metà dello spreco alimentare nel continente: Germania, Francia e Italia. Nel 2022, questi tre stati hanno generato complessivamente 28,4 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, mettendo in luce la necessità di interventi mirati per ridurre l’impatto di questi grandi Paesi sul problema complessivo.

Il report evidenzia come la maggior parte degli sprechi provenga dalle famiglie: il 54% dei rifiuti alimentari del 2022, ovvero 72 kg per abitante, è stato generato dai nuclei domestici. Questo dato sottolinea l’importanza di sensibilizzare i cittadini sul tema e di promuovere comportamenti più sostenibili nella gestione del cibo.

Il restante 46% dei rifiuti è stato generato lungo la filiera alimentare. Ecco la suddivisione:

  • 19% nella fabbricazione di prodotti alimentari e bevande, che corrisponde a 25 kg di rifiuti per abitante
  • 11% nei ristoranti e nei servizi di ristorazione, con 15 kg per abitante
  • 8% nella vendita al dettaglio e nella distribuzione di alimenti, pari a 11 kg per abitante
  • 8% nella produzione primaria, che rappresenta 10 kg per abitante

Questi dati sono stati raccolti in conformità con l’obbligo di comunicazione dei rifiuti alimentari previsto dalla Direttiva quadro sui rifiuti (2008/98/CE). Questa normativa impone ai vari settori dell’economia di comunicare i dati sui rifiuti alimentari secondo la classificazione statistica delle attività economiche nella Comunità europea (Nace rev. 2), nonché per singolo nucleo familiare.

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La proposta della Commissione europea per ridurre i rifiuti alimentari

Per affrontare questa vera e propria piaga, la Commissione europea ha presentato, nel luglio 2023, una proposta di revisione della Direttiva sui Rifiuti, introducendo obiettivi vincolanti per la riduzione dei rifiuti alimentari entro la fine del 2030. La proposta prevede una riduzione del 10% nella lavorazione e produzione alimentare e del 30% nel commercio al dettaglio, nei ristoranti, nei servizi di ristorazione e nelle famiglie.

Nel marzo del 2024, il Parlamento europeo ha adottato una posizione più ambiziosa, invocando una riduzione del 20% nella lavorazione e produzione e del 40% nel commercio al dettaglio, nei ristoranti e nelle famiglie. Tuttavia, la riforma è attualmente in fase di stallo a causa delle elezioni europee, e sarà compito del nuovo Parlamento europeo riprendere i negoziati con i Paesi membri nel Consiglio dell’Ue per finalizzare la direttiva.

La sfida posta dalla lotta allo spreco alimentare non riguarda solo questioni ambientali, ma anche economiche e sociali, e la nuova direttiva potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella creazione di un sistema alimentare più sostenibile e responsabile.

Spreco alimentare: un problema urgente, una soluzione collettiva

In occasione della Giornata Internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari, Mirco Cerisola, Country Director Italia di Too Good To Go, sottolinea l’importanza di questa giornata per richiamare l’attenzione sull’entità del problema dello spreco alimentare e sul lavoro ancora da fare per sradicarlo. I dati pubblicati da Too Good To Go sono un promemoria potente che evidenzia la portata e le conseguenze di questo fenomeno globale.

Questi dati non solo rivelano l’urgenza della questione, ma servono anche da invito a sfruttare le soluzioni già disponibili. Cerisola enfatizza che solo attraverso uno sforzo collettivo è possibile arginare il fenomeno dello spreco alimentare, ed è proprio in questo contesto che Too Good To Go lancia l’iniziativa “Una Settimana Zero Sprechi”, una settimana di mobilitazione senza precedenti che mira a coinvolgere attivamente la collettività.

L’iniziativa si pone l’obiettivo di incoraggiare una partecipazione diffusa, spingendo consumatori, professionisti e istituzioni a fare la propria parte. Secondo Cerisola, è fondamentale riconoscere che è in atto un cambiamento collettivo profondo, e l’auspicio è che sempre più persone siano desiderose di partecipare a questa trasformazione, impegnandosi a ridurre lo spreco alimentare.

Conclude con un appello chiaro e deciso: “Tocca a noi!”, evidenziando come ognuno possa e debba contribuire attivamente a costruire un futuro più sostenibile attraverso azioni concrete e condivise.

Sette consigli per vivere una settimana senza sprechi: la campagna di Too Good To Go

Too Good To Go ha lanciato una campagna ambiziosa: la “Settimana Zero Sprechi”. L’obiettivo è semplice ma fondamentale: integrare nella nostra quotidianità piccoli gesti che, se ripetuti nel tempo, possono fare la differenza nella lotta allo spreco alimentare.

  1. Prima pensare, poi comprare: il primo passo per arginare gli sprechi è semplice: pianificare ciò che si deve comprare. In questo contesto, la lista della spesa può essere un valido alleato: prima di andare al supermercato, scrivete tutti gli ingredienti necessari in base alle ricette da preparare per evitare acquisti impulsivi, che spesso finiscono per essere sprecati.
  2. Organizzare bene il frigorifero: un frigorifero ben organizzato è fondamentale per ridurre al minimo lo spreco di cibo. Per esempio, mettete gli alimenti in scadenza ben in vista, così da averli sempre a portata di mano. Inoltre, utilizzate contenitori trasparenti per conservare al meglio avanzi o ingredienti già aperti.
  3. Fidarsi dei vostri sensi: guardare, annusare, assaggiare: come spiega la Commissione Europea, la data di scadenza “da consumare entro” serve a garantire la sicurezza alimentare e per questo motivo gli alimenti non dovrebbero essere consumati dopo questa data. Al contrario, la dicitura “da consumare preferibilmente entro” riguarda il termine minimo di conservazione dei cibi: in questo caso spesso sono ancora buoni, anche dopo la data indicata. Usate i sensi: osservate l’aspetto del cibo, annusate per capire se emana ancora un odore fresco e assaggiate piccole quantità per verificare che sia commestibile e non alterato.
  4. Essere creativi con le ricette antispreco: le ricette antispreco sono una delle migliori soluzioni per utilizzare gli avanzi o gli ingredienti in scadenza. Frittate, insalate, sughi e molto altro: ricette che prevedono verdure o alimenti che altrimenti andrebbero buttati, sono un passo verso una vita senza sprechi. Siate creativi in cucina e sperimentate nuove ricette!
  5. Se si ha paura di buttare, usare il congelatore: il freezer può essere un grande alleato. Sono moltissimi gli alimenti che possono essere congelati a lungo: frutta, verdura, carne, pesce, pane e pasti già pronti. Questo permette di ridurre lo spreco e avere cibo a disposizione anche quando non si ha tempo di cucinare.
  6. Anche gli scarti possono avere una seconda vita: sembra semplice, ma non sempre è scontato. Resistete alla tentazione di buttare il cibo solo perché non ha un aspetto ottimale o perché non si sa come usarlo. Sono moltissime le soluzioni per recuperare gli ingredienti: per esempio, gli scarti di verdure possono essere usati per fare brodi, o il pane secco può diventare pangrattato o gustosi crostini. Avvicinarsi a un approccio in cucina zero sprechi permette di scoprire come ogni alimento possa davvero essere utilizzato per moltissimi usi e piatti, evitando di gettarli via.
  7. Spargere la voce, l’unione si può fare la differenza: condividete lo stile di vita zero sprechi con chi vi sta intorno per creare più consapevolezza. In occasione della Giornata Internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari, per avvicinare sempre più persone a questo approccio, c’è la possibilità di partecipare attivamente alla “Settimana Zero Sprechi” promossa da Too Good To Go. Partecipando alla campagna, le persone potranno vedere quanti altri si stanno unendo e sentirsi parte di un movimento più ampio.

La campagna “Una Settimana Zero Sprechi” di Too Good To Go mira a sensibilizzare le persone sull’importanza di ridurre lo spreco alimentare attraverso piccoli gesti quotidiani. Ogni consiglio è pensato per essere facilmente integrabile nella vita di tutti i giorni, iniziando dalle nostre cucine. Pianificare gli acquisti, organizzare il frigorifero, fidarsi dei propri sensi, essere creativi con le ricette, utilizzare il congelatore, dare una seconda vita agli scarti e condividere lo stile di vita zero sprechi sono tutte azioni concrete che possono fare la differenza.

Partecipare alla “Settimana Zero Sprechi” è un’opportunità per unirsi a un movimento più ampio e contribuire attivamente alla riduzione dello spreco alimentare. Insieme, consumatori, professionisti e istituzioni possono fare la differenza e costruire un futuro più sostenibile.

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CiboAmico: un esempio di lotta allo spreco alimentare e promozione dell’economia circolare

In occasione della Giornata Internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari, il Gruppo Hera ha pubblicato i dati aggiornati relativi al progetto CiboAmico, nato nel 2009 dalla collaborazione con Last Minute Market, un’impresa sociale e spin-off dell’Università di Bologna. L’iniziativa si distingue per il suo impegno nella lotta allo spreco alimentare e nella promozione della sostenibilità ambientale.

Il progetto si fonda sulla donazione dei pasti non consumati nelle mense aziendali del Gruppo Hera, nel pieno rispetto delle norme igieniche e sanitarie. Attualmente, coinvolge otto mense situate in diverse località dell’Emilia-Romagna, tra cui Bologna, Rimini, Ferrara, Ravenna, Modena, Cesena, Forlì e Granarolo dell’Emilia.

Il progetto CiboAmico non si limita a contrastare lo spreco alimentare, ma rappresenta un modello concreto di economia circolare, con effetti economici, ambientali e sociali. Dal suo avvio, il programma ha consentito il recupero di oltre 146.000 pasti, per un valore superiore ai 600.000 euro. Questo risultato ha portato alla riduzione di 65 tonnellate di rifiuti alimentari (l’equivalente di oltre 140 cassonetti) e ha evitato l’emissione di 268 tonnellate di CO2.

I pasti recuperati sono donati a enti no-profit locali, che assistono oltre 200 persone in difficoltà. Oltre all’impatto sociale e ambientale, il progetto comporta un notevole risparmio di risorse come acqua, energia e terreno, utilizzati per la produzione e confezionamento dei pasti.

Filippo Bocchi, direttore Valore Condiviso e Sostenibilità del Gruppo Hera, ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa: “Ogni cittadino dell’Unione Europea spreca mediamente 132 kg di cibo all’anno, per un totale di circa 59 milioni di tonnellate, un valore stimato di quasi 132 miliardi di euro. Attraverso il progetto CiboAmico, il Gruppo Hera si impegna concretamente a invertire questa tendenza, dimostrando come il recupero di pasti dalle nostre mense aziendali rappresenti un’azione concreta per preservare una risorsa preziosa come il cibo, attribuendole una doppia valenza: ambientale e sociale.”

Il progetto CiboAmico è un esempio virtuoso di come la sinergia tra imprese e società civile possa contribuire alla riduzione degli sprechi, con effetti positivi per l’ambiente e per le comunità locali.





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