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“Le modifiche al Concordato preventivo biennale (CPB) proposte in Parlamento devono essere accompagnate da un congruo differimento dei termini per l’adesione”. Questo il commento del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, all’emendamento che, se approvato, introdurrebbe novità sostanziali nella disciplina del CPB.
“L’istituto del CPB – spiega Stella – è nato lo scorso febbraio e da allora ha subito una serie di interventi normativi e di prassi che hanno progressivamente definito le regole del gioco. Con il decreto correttivo del 4 agosto ritenevamo la vicenda sostanzialmente chiusa. Tant’è che il processo di accompagnamento dei contribuenti verso il nuovo strumento è stato già avviato e definito dalla gran parte dei professionisti del settore tributario, nonostante la circolare esplicativa dell’Agenzia delle entrate sia stata pubblicata soltanto lo scorso 18 settembre”.
“Tenendo presente che la scadenza per l’adesione al CPB è fissata al prossimo 31 ottobre – aggiunge il presidente di Confprofessioni – ogni cambiamento delle regole del gioco deve essere necessariamente accompagnato dal differimento di tale termine, considerate le tempistiche necessarie per consentire ai contribuenti di valutare coscientemente l’opportunità di aderire. Non tenere conto di questa esigenza, peraltro, segnerebbe una netta cesura con i principi fissati dalla legge delega per la riforma fiscale, in cui è centrale il riequilibrio del rapporto tra amministrazione fiscale e contribuenti”.
“Sul piano del merito – continua il presidente di Confprofessioni – esprimiamo preoccupazione per l’intento di inserire tutti i contribuenti che non aderiranno al concordato in liste selettive di controllo, senza distinzione tra chi raggiunge punteggi di affidabilità fiscale elevati e bassi. A questo punto tanto varrebbe abolire gli ISA, visto che non avrebbero più senso di esistere. Va infatti considerato – precisa Stella – che molti contribuenti, pur avendo elevata affidabilità fiscale, non aderiranno al CPB, semplicemente perché non prevedono di incrementare il proprio reddito nel futuro. Includerli automaticamente nelle liste selettive, quindi, sarebbe contrario allo stesso spirito dello strumento concordatario, che certamente – conclude – non è nato per punire chi dichiara correttamente il proprio reddito”.
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