Le dichiarazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e del viceministro Maurizio Leo sulla manovra finanziaria hanno riservato una sorpresa amara al mondo dell’innovazione italiana: un aumento dell’imposta sulle plusvalenze realizzate con le criptovalute dal 26% al 42%. Una decisione che contraddice le numerose dichiarazioni, comprese quelle della stessa premier Giorgia Meloni che sostenevano che le tasse non sarebbero aumentate e che, lungi dal rappresentare una semplice modifica fiscale, si configura come una vera e propria mazzata per un settore innovativo e in rapida crescita, con ripercussioni non trascurabili nella prospettiva dell’economia italiana.
Un’emorragia di capitali
Il primo e più immediato effetto di questa misura sarà quello di innescare una massiccia fuga di capitali verso Paesi con regimi fiscali più favorevoli. Molti investitori, specialmente i cosiddetti «early adopters», opteranno per il trasferimento della propria residenza in giurisdizioni anche europee che offrono un trattamento fiscale più vantaggioso.
Questa emorragia di capitali non solo priverà il nostro Paese di preziose risorse, ma metterà a rischio la competitività dei nostri exchange. Questi ultimi, infatti, si troveranno a dover fare i conti con una doppia sfida: da un lato, la perdita di clienti italiani che preferiranno rivolgersi a piattaforme estere, e dall’altro, la difficoltà di attrarre nuovi investitori in un contesto fiscale sempre più sfavorevole.
Un favore agli Etf?
Un altro aspetto preoccupante di questa misura è la sua ingiustizia rispetto ad altri strumenti finanziari. Perché tassare le plusvalenze realizzate con le criptovalute con un’aliquota così elevata, mentre altri strumenti derivati, come gli Etf, godono di un regime fiscale più agevole? Questa disparità di trattamento non solo è ingiusta, ma rischia di penalizzare un settore che, pur presentando delle specificità, non dovrebbe essere discriminato rispetto ad altri.
L’aumento della tassazione sulle criptovalute rappresenta un duro colpo per l’innovazione e per lo sviluppo di un settore che ha il potenziale per rivoluzionare il sistema finanziario. Limitando la crescita del mercato delle criptovalute, infatti, si rischia di frenare lo sviluppo di nuove tecnologie e di nuove applicazioni, con conseguenze negative sulla prospettiva dell’intera economia.
Inoltre, questa misura rischia di allontanare l’Italia dal dibattito internazionale sulla regolamentazione delle criptovalute, relegandoci a un ruolo marginale in un settore che sta rapidamente evolvendo e sul quale abbiamo avuto, finora, le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano.
Italia condannata alla marginalità
In conclusione, l’aumento della tassazione sulle criptovalute è una decisione che rischia di avere conseguenze negative per l’economia italiana specialmente nella prospettiva di lungo periodo. Laddove alcuni Paesi si stanno muovendo dal punto di vista istituzionale come «first-mover» di questa economia e dove anche il dibattito elettorale Usa ha confermato il ruolo delle criptoattività come emerso dalle parole di Donald Trump e Kamala Harris, l’Italia imbocca la direzione opposta.
È urgente rivedere questa misura e adottare un approccio più equilibrato e lungimirante alla regolamentazione delle criptovalute. Solo così potremo cogliere le opportunità offerte da questo nuovo asset e contribuire allo sviluppo di un sistema finanziario più innovativo e inclusivo. (riproduzione riservata)
*ex deputato della Commissione Finanze della XVIII legislatura
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