Scontro nella maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni. Il vice segretario della Lega, Andrea Crippa, ribadisce la posizione di Salvini: «Far pagare i banchieri, non gli operai». Poco dopo l’altolà del leader di Forza Italia. E si riapre la partita dei balneari
ROMA – A poco più di 24 ore dal Consiglio dei ministri che dovrà approvare il Documento programmatico di bilancio (Dpb) e inviarlo già nella serata di domani a Bruxelles, nella maggioranza volano sportellate tra Lega e Forza Italia. E dall’opposizione Azione di Carlo Calenda e il portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli, hanno gioco facile nel rimproverare al governo di bloccare la manovra a causa dei litigi della maggioranza.
Ancora una volta lo scontro è sugli extra-profitti delle banche.
L’affondo di Crippa
Dopo le tensione dei giorni scorsi per i prospettati «sacrifici» per tutti annunciati dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (Lega), l’ipotesi di predisporre nella legge di Bilancio una tassa sugli utili delle banche innesca un duro botta e risposta tra Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, e il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani. La scadenza ormai imminente per l’approvazione del Dpb con la sintesi della manovra impone di scegliere misure, coperture finanziarie, tagli e, soprattutto, eventuali nuove forma di tassazione.
Il pensiero di Crippa è netto. «“Far pagare i banchieri, non gli operai”, ha detto domenica scorsa Matteo Salvini sul palco di Pontida. Un messaggio chiaro, inequivocabile e soprattutto condiviso dalla stragrande maggioranza degli italiani», osserva Crippa, che subito aggiunge: «Negli ultimi due anni, a causa dell’ingiustificato e folle rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce, i primi sette istituti di credito italiani hanno quasi raddoppiato gli utili: +93%. È quindi giusto ed equo — spiega — che siano loro, ora, a contribuire per redistribuire la ricchezza e favorire le classi meno agiate del Paese ma anche la crescita economica».
Accusa alle banche
Una bordata che Crippa correda con un ulteriore elemento, che suona come un’accusa: «Le astruse regole imposte dall’Unione europea impongono di non poter fare una manovra economica espansiva e quindi le risorse per sostenere imprese medio-piccole, le partite Iva e i lavoratori, compreso il ceto medio, possono e devono arrivare anche da chi in questi anni ha “giocato” con i tassi di interesse».
La replica
Secca la replica di Antonio Tajani, leader di Forza Italia: «Con noi non ci saranno mai tasse sugli extra-profitti delle banche», ha detto a Perugia parlando alla conferenza nazionale degli enti locali di Forza Italia. «La tassazione degli extra-profitti — ha aggiunto il segretario di FI — non è prevista neanche nei piani del Governo. Io sono «contrario» all’idea di tassare «gli extra-profitti perché è una roba da Unione Sovietica. Chi fa profitti in una economia sociale di mercato non è un malfattore, è qualcuno che sa far fruttare il proprio lavoro, ma poi quel lavoro deve permettere agli altri di poter vivere meglio». Il vicepremier e ministro degli Esteri sa quanto sia dannosa una escalation nello scontro tra le forze di maggioranza, così aggiunge un passaggio più conciliante: «La manovra non sarà facile ma la dobbiamo scrivere tutti assieme. Non c’è uno che la scrive e gli altri che l’approvano. La scriviamo tutti quanti assieme, l’approviamo insieme nel Consiglio dei ministri e poi l’approveremo tutti quanti assieme in Parlamento».
Coperture e tagli
Al termine della conferenza Tajani si sofferma anche sulle ipotesi allo studio per reperire le risorse di una manovra che vale circa 25 miliardi, di cui 9 finanziati in deficit e il resto da una combinazione tra minori spese e più entrate. Il segretario di Forza Italia non chiude alla spending review dei ministeri (l’obiettivo è circa 3 miliardi) e pensa alla revisione delle detrazioni fiscali. «Nei ministeri bisogna tagliare le spese inutili. Ci sono troppi rivoli non controllati, su questo siamo tutti d’accordo. Ma si può anche, per esempio, ridurre il numero delle contribuzioni: sono circa 630, non portano grandi benefici, ma riducendoli si possono avere più soldi nelle casse dello Stato».
Oltre alla manovra resta caldo il dossier sui balneari. Il governo confidava di avere superato il problema varando il decreto Infrazioni, ma nelle ultime ore, in sede di esame parlamentare, le forze di maggioranza hanno deciso di riaprire la partita per accordare indennizzi più generosi ai balneari che non rinnovano le concessioni.
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