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BCC, la prossimità è la carta vincente: presidio territoriale asset centrale per la tenuta e lo sviluppo delle comunità #finsubito prestito immediato


Trasformazione tecnologica e digitalizzazione dei servizi sono imprescindibili per rispondere alle necessità di un mondo che cambia e che chiede al credito risposte sempre più rapide ed efficaci. Ma il digital da solo non basta: senza prossimità anche geografica, senza presidio del territorio, senza relazioni durature nel tempo che solo le Banche di Credito Cooperativo sanno creare e mantenere, vengono meno i pilastri che hanno sorretto il tessuto economico e sociale regionale nell’ultimo, difficile, quinquennio e sui quali si costruisce il futuro. È questo il messaggio lanciato dalla Federazione BCC dell’Emilia-Romagna questa mattina al Grand Hotel Da Vinci di Cesenatico in occasione del convegno “Il valore della prossimità. Il Credito Cooperativo a cinque anni dalla costituzione dei Gruppi Bancari Cooperativi. Bilanci e prospettive”.

Oltre 160 le persone presenti, con la partecipazione dei rappresentanti delle Istituzioni e del mondo economico, all’evento condotto dalla giornalista Federica Mosconi, che ha acceso i riflettori sugli impatti della cooperazione di credito in Emilia-Romagna nell’ultimo quinquennio, dalla nascita dei Gruppi Bancari Cooperativi a oggi, e sulle sfide che le BCC si troveranno ad affrontare nell’immediato futuro, a partire dalla profonda innovazione che porterà con sé l’arrivo dell’Euro Digitale,oggetto di un ampio approfondimento a cura della vicedirettrice generale della Banca d’Italia, Chiara Scotti.

Diversi gli spunti emersi anche dalla tavola rotonda dal titolo “Il Credito Cooperativo e il contesto socio-economico: bilanci e prospettive” moderata da Davide Nitrosi (vicedirettore Quotidiano Nazionale) con ospiti Augusto dell’Erba (presidente Federcasse), Fabiola Di Loreto (direttore generale Confcooperative), Giorgio Fracalossi (presidente Gruppo bancario Cassa Centrale), Giuseppe Maino (presidente Gruppo BCC Iccrea), e Valerio Veronesi (presidente Unioncamere Emilia-Romagna).

“In un’epoca che corre velocemente verso la digitalizzazione di ogni aspetto della vita, compreso il lavoro, si potrebbe pensare che l’interazione a distanza abbia sostituito la necessità della prossimità fisica, a maggior ragione in un mondo come quello economico e del credito, ma non è così – ha commentato il presidente della Federazione BCC dell’Emilia-Romagna, Mauro Fabbretti, nel suo saluto di apertura -. A dirlo sono i dati nazionali e regionali che dimostrano come, anche nell’attività bancaria, la prossimità immateriale offerta dalle interazioni digitali sia una condizione sì necessaria ma non sufficiente a garantire stabilità e sviluppo alle nostre comunità: il presidio territoriale continua ad essere sempre di più un asset centrale per il futuro”.

La conferma arriva dall’analisi introdotta da Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse, e presentata da Maria Carmen Mazzilis, responsabile project management Office, Servizio Analisi Economica e Statistiche Creditizie di Federcasse,L’impronta del Credito Cooperativo sull’Emilia-Romagna (Rapporto 2019-2023)”: “Il modello delle BCC parte dall’ampia rete territoriale, passa per la costruzione di un duraturo rapporto relazionale con la clientela e porta al sostegno delle famiglie e delle imprese del territorio – spiega Mazzilis -. Ogni anello di tale catena è risultato fondamentale alle nostre banche di comunità che nell’ultimo quinquennio hanno sostenuto famiglie e imprese, a maggior ragione in Emilia-Romagna colpita più volte negli ultimi mesi dalle alluvioni. Come le evidenze quantitative confermano, le BCC dell’Emilia-Romagna hanno fornito un supporto maggiore rispetto alle banche aventi altra natura giuridica ai soci e ai clienti, riuscendo contestualmente ad accrescere la capacità reddituale e la solidità patrimoniale per permettere anche alle future generazioni di lasciare ‘impronte’ positive per lo sviluppo integrale del territorio”. 

I dati dello studio di Federcasse e della Federazione regionale

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346 sportelli, in crescita del +3,1% nell’ultimo quinquennio a fronte di una contrazione del 19% della presenza delle altre banche: sono questi i numeri da cui partire per tracciare un quadro della presenza e del ruolo delle BCC in Emilia-Romagna. Un presidio che vede le BCC operare in 162 comuni (per il 46,2% con meno di 5000 abitanti), in 13 dei quali come unica presenza bancaria (erano appena 5 nel 2019): un “peso specifico” della cooperazione di credito che si attesta al 18,7% degli sportelli totali del territorio, con una percentuale che sale al 21% nei Comuni delle aree interne e al 23,6% in quelli periferici.

E sono proprio le aree rurali o marginalizzate dove l’impatto della presenza delle BCC si fa più forte: il mantenimento di punti di accesso fisico in queste zone, infatti, ha contribuito allo sviluppo delle aree di insediamento aumentando anche l’occupazione sia in via diretta (grazie ai 2.900 dipendenti delle BCC regionali, in crescita del 10% nel quinquennio, con una componente femminile del 46%), sia in via indiretta, tramite l’indotto virtuoso del finanziamento alle imprese.

Naturalmente la presenza degli sportelli BCC è anche fattore propulsivo dello sviluppo delle comunità e delle imprese del territorio attraverso lo strumento del credito: in Emilia-Romagna il sostegno finanziario delle BCC negli ultimi cinque anni è stato estremamente rilevante: 13,5 miliardi di euro di impieghi totali (+20% negli ultimi cinque anni), suddivisi in 7,2 miliardi di euro impieghi a imprese ed enti (+2,4%) e 6,3 miliardi di euro impieghi a famiglie (+48,1%).

Crescono anche le quote di mercato della cooperazione di credito che, a oggi, sono particolarmente elevate in alcuni comparti: 19,2% nel settore agricolo (+2,2% nell’ultimo quinquennio), 23,9% nel turismo (+0,5% con la quota che vola al 36,7% per le realtà con meno di 20 addetti, dimensione caratteristica delle imprese che compongono il tessuto economico regionale), 15,9% per il settore edile (+4,7%) e 23,2% per artigianato e piccola manifattura.

In aumento anche i soci che superano quota 148.000 (+11,9% su base quinquennale) e i depositi che raggiungono i 16,9 miliardi di euro dal 2019 al 2023, (+33,8%). Un dato che si fa ancora più rilevante nella misura in cui incide direttamente sull’economia regionale: l’80% del risparmio raccolto, infatti, è diventato credito per l’economia reale dell’Emilia-Romagna (con almeno il 95% del credito erogato nello stesso territorio che ha generato il risparmio). Ma non solo: gli utili prodotti dalle BCC hanno confermato la funzione generativa del credito cooperativo con ricadute positive sui propri territori: dal 2019 al 2023 sono stati infatti erogati 27,7 milioni di euro sotto forma di donazioni e sponsorizzazioni per iniziative relative alla cultura, salute, sport e alla promozione del territorio, a cui si aggiungono gli oltre 5,5 milioni di euro donati nel solo 2023 per le aree e le comunità alluvionate.

“Come sarà il futuro dipenderà anche dalla nostra capacità di valorizzare il vero valore aggiunto, della nostra regione ma non solo, il motore dello sviluppo e al tempo stesso il fine ultimo: le relazioni – ha aggiunto Guido Caselli, direttore del Centro Studi e vicesegretario Unioncamere Emilia-Romagna nel suo intervento -. Relazioni tra persone, tra imprese, tra questi e le Istituzioni, relazioni su cui si fonda la forza della cooperazione di credito. Il nostro studio mostra come vi sia una forte correlazione tra sviluppo socio-economico di un territorio e la sua dotazione di capitale relazionale. Un territorio che dobbiamo iniziare a concepire non come quello delimitato dai confini amministrativi, ma dove vi è un reale senso di appartenenza, dove vi sono segnali di vita partecipata, di comunità”. 

Le dichiarazioni degli ospiti

“Cinque anni fa, in occasione della riforma del credito cooperativo, si temeva che non avremmo avuto capitali e patrimonio sufficienti per affrontare le nuove sfide bancarie ed economiche – ha commentato Augusto dell’Erba, presidente Federcasse -. Le cose sono andate molto diversamente, come dimostrano i dati positivi presentati oggi: abbiamo dato corso e concluso la autoriforma, abbiamo costituito i Gruppi bancari cooperativi, aumentiamo in regioni come l’Emilia-Romagna la diffusione dei nostri sportelli, continuiamo ad erogare sempre più credito a famiglie e imprese quali banche di comunità che non delocalizzano e sostengono i propri territori. Per questo sono ottimista guardando al futuro, perché se continueremo a interpretare al meglio i nostri valori di prossimità e mutualità e territorialità, continueremo a svolgere la nostra mission che non è solo quella di una banca, ma anche di un attore protagonista del suo territorio con uno sguardo preciso al sociale”.

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“Il credito cooperativo così come è nella missione della cooperazione può accompagnare e dare il suo contribuito perché alla crescita del Pil deve far seguito la crescita del BES. L’economia non può rispondere solo alla remunerazione del capitale perché così si accentuano solo le diseguaglianze – ha dichiarato Fabiola Di Loreto, direttore generale Confcooperative –. Le famiglie in povertà assoluta in Italia sono 1,9 milioni, erano 800.000 nel 2005. Il 12% di italiani hanno scelto, secondo il Censis, di non curarsi per mancanza di disponibilità economica pur avendone bisogno. Nella fascia 18-35 anni abbiamo 2 milioni di Neet. A questi ragazzi prima che un lavoro dobbiamo dare una speranza, un orizzonte. Sono soltanto alcuni degli indici più gravi di diseguaglianza in Italia sui quali il credito cooperativo può dare il suo contributo in un’azione di sistema dell’intero movimento cooperativo dove ogni settore fa la sua parte per ridurre le fratture socioeconomiche del Paese”.

“Fra la Capogruppo e le BCC sul territorio c’è e ci deve essere una grandissima sinergia anche sul piano strategico perché sono le nostre banche ad essere in prima linea sul territorio, a coglierne le necessità e le criticità e a segnalare i filoni in cui è necessario intervenire e sviluppare progettualità – ha spiegato Giorgio Fracalossi, presidente Gruppo bancario Cassa Centrale -. E questo significa anche quando e dove decidere di aprire nuove filiali – saranno 25 quelli delle BCC dell’Emilia-Romagna afferenti al Gruppo Bancario Cassa Centrale nei prossimi tre anni – o se mantenere quelle esistenti. In questo caso la valutazione non può essere esclusivamente di natura economica ma entra in gioco il valore della relazione e della prossimità che caratterizza il credito cooperativo: quanto impatta sul territorio la nostra filiale? Quanto valore genera in quell’area? Quanto sostiene le comunità che popolano i luoghi in cui la filiale opera? Sono queste domande che dobbiamo porci, BCC e Capogruppo insieme. È un modello inedito in Europa ma è la nostra essenza”.

“Il Gruppo BCC Iccrea, con i suoi 235 sportelli operativi in Emilia Romagna, è al fianco delle comunità che vivono e lavorano in regione, con l’impegno di raggiungere una quota di finanziamenti al territorio, al 2026, pari 9,5 miliardi e una raccolta diretta di oltre 11 miliardi – ha dichiarato Giuseppe Maino, presidente Gruppo BCC Iccrea –. Le nostre BCC sono in prima linea anche per i finanziamenti a carattere ESG: come Gruppo abbiamo emesso 21.165 finanziamenti a valenza ambientale per un totale di 748 milioni di euro e, di questi, l’8,23%, pari a 61,5 milioni, è il contributo che viene dalle 4 BCC con sede in questa regione. Numeri che testimoniano la forza e la capacità delle BCC del Gruppo di essere accanto all’economia reale e di sostenere le esigenze delle famiglie e delle PMI, con soluzioni moderne e al passo con i tempi.”

“Le BCC sono banche di comunità, conoscono il tessuto economico e sociale della nostra regione e sono ben consapevoli delle difficoltà che stiamo vivendo – ha commentato Valerio Veronesi, presidente Unioncamere Emilia-Romagna –. Proprio per questo, siamo certi che il credito cooperativo continuerà a sostenere le nostre imprese, le quali per la stragrande maggioranza sono composte da piccole e medie realtà. Oggi abbiamo ancora più bisogno di banche del territorio, in grado più di altre di ascoltare le esigenze delle PMI e di dare risposte a partire dall’accesso al credito”.



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