Interrogatori degli ultras, uno degli indagati parla e ammette #finsubito prestito immediato

Si sono conclusi gli interrogatori di garanzia degli ultras arrestati lunedì mattina nell’ambito dell’indagine che ha visto coinvolti gli esponenti delle curve Nord e Sud del Meazza. Nella giornata di oggi sono stati sentiti gli ultimi sei indagati, tre in carcere e tre ai domiciliari. Come da copione ripetuto negli scorsi giorni, in cinque si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Solo uno, sui 19 arrestati, ha ammesso gli addebiti che riguardano una presunta intestazione fittizia con l’aggravante di agevolazione mafiosa. 

Si tratta di Cristian Ferrario, ritenuto prestanome del leader nerazzurro Andrea Beretta e di Antonio Bellocco, ucciso dal primo a Cernusco sul Naviglio un mese fa. Ha chiarito la sua posizione, senza negare le accuse. Diversa la scelta di Gianfranco Ferdico, padre di Marco, sentito a Opera dal gip Domenico Santoro, che ha scelto di non parlare. Stesso vale per Renato Bosetti e Giuseppe Caminiti, peraltro accusato dell’omicidio nel 1992 di Fausto Borgioli, uomo di Francis Turatello. Agli interrogatori era presente anche il pm Paolo Storari per cui si sta valutando se affidargli una scorta come chiesto dalla prefettura.

Gli altri interrogatori in silenzio

Tra mercoledì e giovedì sono stati ascoltati gli altri coinvolti nel caso, tutti in carcere in custodia cautelare. I primi a essere chiamati per l’interrogatorio di garanzia sono stati Andrea Beretta difeso dall’avvocato Mirko Perlino e il fratello del leader della Sud (Luca), Francesco Lucci difeso dal legale Jacopo Cappetta. Lucci e Beretta si sono avvalsi della fascoltà di non rispondere. Dopo di loro sono stati sentiti Riccardo Bonissi e Lucano Romano, che hanno scelto la stessa formula.

Altri cinque ultras sono stati sentiti nella giornata di giovedì. Marco Ferdico ex capo della Nord, Luca Lucci ex capo della Sud, Mauro Nepi, Francesco Intagliata, Matteo Norrito. Tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.