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Cartolarizzazioni, ecco perché ora i governi spingono per una garanzia Ue #finsubito prestito immediato




Ultim’ora news 4 ottobre ore 20


L’abuso delle cartolarizzazioni è stato uno dei motivi che ha portato alla grande crisi finanziaria del 2007-2008. Attraverso questo strumento, con cui prestiti e asset delle banche vengono impacchettati e trasformati in titoli negoziabili, il rischio è stato diffuso a livello globale in modo opaco. Quando poi il mercato immobiliare statunitense è crollato, l’intero castello di carte costruito attorno agli strumenti si è sgretolato, portando a una delle crisi finanziarie più gravi della storia.

La spinta dei governi

Ciò non toglie però che le cartolarizzazioni possano essere uno strumento utile a determinate condizioni. Perciò i maggiori Paesi Ue ora puntano a usare questo strumento per agevolare il finanziamento della transizione verde e digitale. Nella lettera inviata alla Commissione Ue dai tre direttori generali del Tesoro di Italia, Germania e Francia (si veda MF-Milano Finanza del 4 ottobre) si osserva che le cartolarizzazioni devono essere «rivitalizzate» in due modi: innanzitutto con una revisione dei requisiti di capitale, poi attraverso la promozione di una «schema di garanzia Ue». Sarebbe quest’ultima una specie di Gacs europea, con una commissione di mercato, che nell’intenzione dei governi aiuterebbe a indirizzare fondi privati verso specifici progetti o aree di comune interesse, anche su base transfrontaliera. Inoltre, secondo i tre Stati, la garanzia Ue aiuterebbe la standardizzazione degli strumenti e aumenterebbe la trasparenza, riducendo i costi di transazione senza pesare in modo significativo sui bilanci pubblici.

I benefici delle cartolarizzazioni

In questo modo le cartolarizzazioni produrrebbero effetti positivi, non quelli visti nella crisi finanziaria. Anche il rapporto Draghi ha evidenziato l’importanza dello strumento, osservando che il settore europeo è indietro rispetto a quello Usa. L’emissione annuale di cartolarizzazioni nell’Ue nel 2022 era pari allo 0,3% del pil, mentre negli Stati Uniti ammontava al 4%. Questo divario, secondo il rapporto Draghi, è legato alle regole prudenziali più severe in Europa e all’assenza di società statali (come Fannie Mae e Freddie Mac) che hanno ampliato il mercato Usa. Proprio gli errori di queste società sono state un problema nel 2007-2008. Perciò è necessario mantenere una supervisione e una regolamentazione attenta. Ma secondo il rapporto Draghi occorre anche sfruttare i benefici delle cartolarizzazioni che «rendono più flessibili i bilanci delle banche, consentendo loro di trasferire parte del rischio agli investitori, liberare capitale e sbloccare ulteriori prestiti», riuscendo nello stesso tempo a «sostenere lo sviluppo dei mercati dei capitali» attraendo risorse anche da investitori non bancari ed extra Ue. La Commissione Ue è ora chiamata a tradurre in pratica questi benefici potenziali. (riproduzione riservata)

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