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Un’autentica strage sportiva. Mentre nel tennis tiene banco la polemica innescata da Carlos Alcaraz sulle troppe partite previste dal calendario Atp, tra Tokyo e Pechino è entrata nel vivo la fase dei tornei asiatici, che culminerà con il Masters 1000 di Shanghai. Ed è stata un vero choc per quei tennisti che hanno partecipato alla Laver Cup: dei 14 giocatori coinvolti, ben 9 si sono ritirati o hanno perso al primo turno. Per il momento si salvano solamente l’azzurro Flavio Cobolli, che ha battuto Alexander Bublik a Pechino (ma durante le Laver Cup non è mai sceso in campo), e lo statunitense Ben Shelton, vittorioso contro Opelka a Tokyo. Mentre devono ancora scendere in campo Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev e Francisco Cerundolo. Che a questo punto sperano di non fare la fine dei loro illustri colleghi.
Per gli altri la Laver Cup è stata una maledizione. A inaugurare l’ecatombe è stato il numero 2 al mondo, Alexander Zverev, colpito da una polmonite. Lo hanno seguito a ruota Struff e Dimitrov, che si sono ritirati dall’Atp 500 di Pechino senza nemmeno scendere in campo. Kokkinakis non ci ha neanche provato, rinunciando a iscriversi a uno dei due tornei. All’Atp 500 di Tokyo ha partecipato invece Stefanos Tsitsipas, perdendo subito contro Michelsen. Stessa sorte toccata anche a Tiafoe (fuori al primo turno contro Nakashima), a Tabilo (che quantomeno ha perso contro Rune), a Fritz (il finalista degli Us Open è uscito contro il francese Fils) e pure a Ruud, che ha perso in due set contro Thompson. Il cemento giapponese non ha lasciato scampo a chi ha giocato la Laver Cup, escluso appunto Shelton. A Pechino sperano di avere una sorte migliore Alcaraz, Medvedev e Cerundolo, impegnati nella mattinata italiana di venerdì 27 settembre.
L’esordio vincente di Cobolli al China Open resta quindi al momento un evento eccezionale. L’azzurro, numero 32 Atp, si è imposto in rimonta contro il kazako Bublik, ottava testa di serie e numero 26 al mondo, in tre set col punteggio di 4-6, 6-1, 7-6(7-4) in 2 ore e 6 minuti. Ma il 22enne italiano alla Laver Cup aveva partecipato come riserva, senza mai scendere in campo. La tendenza generale quindi resta evidente. I tennisti che vi hanno partecipato hanno pagato la stanchezza e il viaggio da Berlino all’Estremo Oriente. Una circostanza che fa riflettere, soprattutto perché si interseca appunto con le parole di Alcaraz sul calendario troppo fitto e massacrante per i tennisti.
La Laver Cup, infatti, è un evento organizzato dall’Atp ma è pur sempre un torneo di esibizione, che non assegna punti per la classifica. Il format prevede due squadre, Team Europe e Team World, sfidarsi in vari match di singolare e di doppio. In teoria vi dovrebbero partecipare i migliori giocatori del Vecchio Continente e del resto del mondo, ma ad esempio Jannik Sinner se n’è tenuto alla larga. E tornano più che mai attuali proprio le parole del numero 1 al mondo: “Ci sono tornei obbligatori, ma un giocatore può comunque scegliere. Non devi giocare per forza: se vuoi giochi, se non vuoi non giochi“. La Laver Cup non è un torneo obbligatorio e nemmeno importante. Ma garantisce lauti guadagni: chi vi ha partecipato ha intascato molto più di quel che prevede il montepremi degli Atp 500 di Pechino e Tokyo. Adesso ne sta pagando le conseguenze in termini di risultati e di classifica Atp.
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