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Terapie contro l’RSV: dagli anticorpi monoclonali ai vaccini
Per ora non ci sono medicinali per trattare l’infezione. Come per altre malattie legate a virus respiratori, si possono solo alleviare i sintomi (ad esempio con farmaci che abbassano la febbre o riducono il dolore) e attendere che la malattia si risolva, il che di solito avviene nel giro di una settimana o due. Nelle forme gravi però possono insorgere difficoltà respiratorie che possono anche rendere necessario il ricovero ospedaliero.
Come anticipato, sono invece da poco disponibili sia vaccini sia anticorpi monoclonali in grado di proteggere dalla malattia, proposti solo alle categorie a rischio. In particolare si tratta di nirsevimab e di palivizumab, anticorpi monoclonali indicati per i bambini. Abrysvo è invece un vaccino rivolto alle donne in gravidanza e agli anziani, mentre Arexvy è un vaccino per gli anziani. Presto sarà disponibile anche un terzo vaccino per gli anziani chiamato mResvia.
La differenza tra vaccini e anticorpi monoclonali
Qual è la differenza tra vaccini e anticorpi monoclonali? I vaccini stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi per contrastare il virus quando ne verrà infettato; per fare questo però all’organismo occorre diverso tempo, in genere qualche settimana.
Gli anticorpi monoclonali, come si può intuire, sono farmaci che contengono direttamente anticorpi pronti ad agire contro il virus. In pratica agiscono contro uno specifico antigene, ovvero una proteina specifica che caratterizza il virus. Inattivando questa proteina, impediscono al virus di funzionare e infettare le cellule.
Farmaci e vaccini indicati per proteggere i più piccoli
Nirsevimab (nome commerciale: Beyfortus), la cui paventata impossibilità di dispensarlo gratuitamente ai bambini al di sotto di un anno ha scatenato tante polemiche, non è un vaccino ma un anticorpo monoclonale. È stato approvato dall’Aifa nel gennaio 2023, serve per prevenire malattie come bronchioliti, bronchiti e polmoniti nei neonati e nei bambini durante la loro prima stagione autunno-invernale.
Nirsevimab non è l’unico farmaco che esiste per proteggere i bambini dall’infezione da virus respiratorio sinciziale. Esistono altre opzioni, ciascuna delle quali ha la sua specificità. Sono in particolare, un altro anticorpo monoclonale per i bambini e un vaccino che si somministra alle donne in gravidanza.
Palivizumab: solo per i bambini più a rischio
Palivizumab (nome commerciale: Synagis) è un anticorpo monoclonale efficace contro le bronchioliti da virus respiratorio sinciziale nei bambini. È disponibile in Italia da una decina d’anni. Ha la stessa funzione di nirsevimab, è però indicato solo per i bambini ad alto rischio: prematuri o con malattie che li rendono più fragili, per i quali è gratuito, essendo un farmaco di fascia A.
Proteggere il bambino vaccinando la mamma
Per proteggere i neonati dalle bronchioliti è possibile anche vaccinare la mamma durante la gravidanza. In questo modo nel suo organismo si creano gli anticorpi capaci di riconoscere e combattere il virus sinciziale, che poi vengono passati al bambino durante la gestazione e l’allattamento. Il vaccino si chiama Abrysvo e può essere somministrato alla donna tra la 24esima e la 36esima settimana di gestazione. Non è dispensato gratuitamente dal Ssn, quindi resta a carico dei cittadini.
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