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Le donne nel mercato immobiliare: da Virginia Woolf a oggi #adessonews

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Quasi un secolo dopo il saggio di Virginia Woolf, ‘Una stanza tutta per sé’, le donne guidano il mercato immobiliare.

Nel 1920 le donne ottennero il diritto di voto con la ratifica del 19° emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Nel 1929, la scrittrice inglese Virginia Woolf pubblicò un suo saggio fondamentale, ‘Una stanza tutta per sé’, dove affrontava il problema delle numerose ingiustizie subite dalle donne all’epoca. Solo nel 1974 però il Congresso degli Stati Uniti ampliò il Fair Housing Act per vietare la discriminazione delle donne nell’acquisto di una casa. Fino ad allora, le banche potevano richiedere alle donne di avere un cofirmatario uomo per ottenere un mutuo.

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Oggi le donne single superano gli uomini single nel possesso di case: 11 milioni contro 8,3 milioni, secondo i dati del censimento degli Stati Uniti. Anche in questo difficile mercato immobiliare, un sondaggio condotto da Fannie Mae (la Federal national mortgage association, di cui chi scrive è Presidente e Ceo, ndr) tra i consumatori ha rilevato che più donne che uomini (20% contro 16%) hanno preso seriamente in considerazione l’acquisto di una casa nell’ultimo anno. Anni di ricerche dimostrano che le donne tengono particolarmente alla sicurezza di possedere un tetto sopra la testa.

Tuttavia, le donne continuano a subire le disparità di reddito, di risparmio e di ricchezza e ad avere difficoltà nel versare l’acconto. Inoltre, tra i genitori single sono più le madri, rispetto ai padri, a farsi effettivamente carico delle spese per la cura dei figli o dei genitori anziani.

Soddisfare la domanda di proprietà di una casa da parte delle donne è un investimento su di loro che va a beneficio delle famiglie, delle comunità e delle economie. Per gli istituti di credito, vedere e servire le donne acquirenti di case è un’opportunità di crescita per il settore non abbastanza sfruttata. In primo luogo, dobbiamo demistificare e semplificare il processo ipotecario, che può essere particolarmente scoraggiante per i gruppi storicamente trascurati, poco serviti e con meno esperienza. Il nostro sondaggio ha rilevato che il 52% delle donne pensa che sarà difficile ottenere un mutuo e solo il 35% si sente sicuro di affrontare il processo. Non sono sole: appena il 45% dei possibili acquirenti si sente sicuro nell’affrontare la procedura di mutuo.
Inoltre, circa il 30% dei consumatori, comprese le donne, non è a conoscenza dell’anticipo minimo per un mutuo standard. Altri pensano al vecchio ‘gold standard’ del 20% di acconto, quando invece gli acconti del 3%-5% con il giusto rapporto credito/reddito sono comuni. Quasi un terzo non conosce o sopravvaluta o sottostima il punteggio minimo di credito richiesto.

L’ampliamento della formazione e dell’informazione per gli acquirenti di case aiuterebbe le donne e la società. Ma non è sufficiente. Dobbiamo scavare più a fondo. Per esempio, si stima che circa 50 milioni di persone in America siano “invisibili al credito”. Molte non hanno mai interagito con il sistema creditizio o hanno poche possibilità di accedervi, nonostante potrebbero riceverlo. È il caso  degli affittuari che hanno sempre pagato puntualmente il loro padrone di casa come se avessero un mutuo o gli imprenditori autonomi con redditi consistenti ma non tradizionali. Molte sono donne che hanno subito discriminazioni di genere.

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La buona notizia è che una nuova mentalità e lo sfruttamento di dati tecnologici e analitici possono aiutare gli istituti di credito a identificare e qualificare gli acquirenti di case meritevoli di credito. Per esempio, Fannie Mae, sta chiedendo ai proprietari di immobili in affitto di condividere con le agenzie di credito i pagamenti puntuali delle rate da parte dei loro inquilini e sta ‘insegnando’ al sistema di sottoscrizione a rintracciare le fonti di reddito non tradizionali (piuttosto che le semplici buste paga). E sembra funzionare.

Le innovazioni nel settore dei mutui possono aprire le porte alle donne acquirenti di case. Le donne single sono il gruppo più numeroso di affittuari di appartamenti e superano gli uomini single nell’intero mercato degli affitti, quindi tenere conto dei loro affitti potrebbe aumentare le loro qualifiche di credito. Negli ultimi cinque anni, il numero di imprese gestite da donne è cresciuto a un ritmo quasi doppio rispetto a quello delle imprese gestite da uomini. Le titolari di imprese femminili che non hanno un punteggio di credito potrebbero quindi ottenere una spinta quando si considera il loro flusso di cassa reale. Alla fine dello scorso anno, Fannie Mae ha messo a disposizione degli istituti di credito un calcolatore di reddito che semplifica il processo di qualificazione dei mutuatari autonomi.

Le opinioni espresse nei commenti di Fortune.com sono esclusivamente quelle degli autori e non riflettono necessariamente le opinioni e le convinzioni di Fortune.

Questa storia è stata originariamente pubblicata su Fortune.com



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